ratelli, non ho corso né faticato invano. Ma anche se il mio sangue viene versato sul sacrificio e sulla liturgia della vostra fede, sono lieto e mi allieto con tutti voi. Allo stesso modo anche voi gioite e gioite con me. Spero nel Signore Gesù di inviarvi presto Timòteo, affinché anch’io, avendo vostre notizie, stia di buon animo. Non ho nessuno che, condividendo come lui i miei pensieri, si curi sinceramente di quanto vi riguarda. Tutti badano ai propri interessi e non a quelli di Gesù Cristo. Voi conoscete la sua provata virtù; con me ha servito il vangelo, come un figlio col padre. Spero d’inviarvelo non appena avrò visto quale piega prende la mia causa.
ratelli, vi rendo noto che il vangelo da me evangelizzato non è secondo l’uomo: infatti non l’ho ricevuto da un uomo né sono stato ammaestrato se non per rivelazione di Gesù Cristo. Avete udito certamente della mia condotta d’un tempo nel giudaismo: perseguitavo oltre ogni limite la Chiesa di Dio e la devastavo. Superavo nel giudaismo molti coetanei del mio popolo, essendo ben più di loro zelante delle tradizioni dei miei padri. Quando poi piacque a Dio - che mi aveva separato fin dal ventre di mia madre e mi aveva chiamato con la sua grazia - di rivelare il Figlio suo in me, affinché lo evangelizzassi ai gentili, subito, senza chiedere consiglio alla carne o al sangue, senza salire a Gerusalemme da quelli che erano apostoli prima di me, partii per l’Arabia e poi tornai a Damasco. In seguito, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per vedere Kifàs e mi trattenni presso di lui quindici giorni. Degli apostoli non vidi altro se non Giacomo, il fratello del Signore. [Apostolo]
Nota di redazione sulle Letture del giornoLe Letture del giorno pubblicate seguono il Calendario giuliano ecclesiastico.
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