Il padre Beniamino raccontò: «Quando scendemmo a Scete dopo il raccolto, ci portarono da Alessandria parte dei frutti: a ciascuno un vaso di olio raffinato, chiuso col gesso. Quando ritornò la nuova stagione dei raccolti, i fratelli portarono alla loro assemblea ciò che era avanzato. Io non avevo aperto il mio vaso, ma l'avevo forato con un punteruolo, per prendere solo un poco d'olio. E credevo in cuor mio di avere fatto gran cosa! Ma quando i fratelli portarono i loro vasi intatti, mentre il mio era forato, per la vergogna mi sentii come un fornicatore»
Il padre Beniamino raccontò: «Quando scendemmo a Scete dopo il raccolto, ci portarono da Alessandria parte dei frutti: a ciascuno un vaso di olio raffinato, chiuso col gesso. Quando ritornò la nuova stagione dei raccolti, i fratelli portarono alla loro assemblea ciò che era avanzato. Io non avevo aperto il mio vaso, ma l'avevo forato con un punteruolo, per prendere solo un poco d'olio. E credevo in cuor mio di avere fatto gran cosa! Ma quando i fratelli portarono i loro vasi intatti, mentre il mio era forato, per la vergogna mi sentii come un fornicatore»
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Fonte: L. Mortari, Vita e detti dei Padri del deserto, Città Nuova, ed. 2012