ratelli, voi sapete che la nostra venuta tra voi non fu vana, ma dopo aver sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come sapete, abbiamo preso l'ardire in Dio nostro, di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molti ostacoli. La nostra esortazione non è dettata da errore né da malafede né da inganno, ma, come siamo stati fatti degni da Dio di essere incaricati dal vangelo, così parliamo, non per piacere agli uomini, ma a Dio, che scruta i nostri cuori. Giammai, infatti, siamo ricorsi a parole d'adulazione, come sapete, né a pretesto di guadagno. Dio è testimone: neppure abbiamo cercato dagli uomini la gloria, né da voi né da altri. Pur potendo far valere l'autorità d'apostoli di Cristo, siamo stati invece amorevoli con voi: come una madre allatta con amore i figli, così noi, desiderandovi ardentemente, eravamo disposti a darvi non solo il vangelo di Dio ma anche l'anima nostra, tanto vi amiamo.
ratelli, Dio ha messo all’ultimo posto noi apostoli, come condannati a morte, poiché siamo stati resi spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a motivo di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi gloriosi, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, soffriamo la sete, soffriamo la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo erranti e fatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, consoliamo. Fino ad oggi siamo divenuti come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti! Non per farvi arrossire vi scrivo questo, ma per ammonirvi, come miei figli amati. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri; io infatti vi ho generato in Cristo Gesù mediante il vangelo. Vi esorto, dunque: fatevi miei imitatori! [Apostolo]