ratelli, vi rendo noto che il vangelo da me evangelizzato non è secondo l'uomo: infatti non l'ho ricevuto da un uomo né sono stato ammaestrato se non per rivelazione di Gesù Cristo. Avete udito certamente della mia condotta d'un tempo nel giudaismo: perseguitavo oltre ogni limite la Chiesa di Dio e la devastavo. Superavo nel giudaismo molti coetanei del mio popolo, essendo ben più di loro zelante delle tradizioni dei miei padri. Quando poi piacque a Dio - che mi aveva separato fin dal ventre di mia madre e mi aveva chiamato con la sua grazia - di rivelare il Figlio suo in me, affinché lo evangelizzassi ai gentili, subito, senza chiedere consiglio alla carne o al sangue, senza salire a Gerusalemme da quelli che erano apostoli prima di me, partii per l'Arabia e poi tornai a Damasco. In seguito, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per vedere Kifàs e mi trattenni presso di lui quindici giorni. Degli apostoli non vidi altro se non Giacomo, il fratello del Signore.
ratelli, Dio ha messo all’ultimo posto noi apostoli, come condannati a morte, poiché siamo stati resi spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a motivo di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi gloriosi, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, soffriamo la sete, soffriamo la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo erranti e fatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, consoliamo. Fino ad oggi siamo divenuti come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti! Non per farvi arrossire vi scrivo questo, ma per ammonirvi, come miei figli amati. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri; io infatti vi ho generato in Cristo Gesù mediante il vangelo. Vi esorto, dunque: fatevi miei imitatori! [Apostolo]
ratelli, ricordatevi delle vostre guide che vi hanno annunciato la parola di Dio e, considerando l’esito della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e nei secoli. Non lasciatevi trascinare qua e là da dottrine varie e strane. E’ bene infatti che il cuore sia rafforzato dalla grazia e non dai cibi, che non giovarono a quelli che erano in cammino. Noi abbiamo un altare da cui non possono mangiare quelli che prestano culto nella tenda. Il sangue di quegli animali, per il peccato, viene introdotto dal sommo pontefice nel santuario; le carcasse vengono bruciate fuori dell’accampamento. Perciò anche Gesù, per santificare il popolo mediante il proprio sangue, ha patito fuori della porta. Usciamo dunque verso di lui fuori dell’accampamento, portando il suo obbrobrio. Infatti non abbiamo qui una città permanente, ma andiamo in cerca di quella futura. Per mezzo di lui dunque offriamo continuamente a Dio una vittima di lode, cioè il frutto di labbra che proclamano il suo nome. Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione: di tali sacrifici Dio si compiace. [Padri: Eb 13, 7-16]
Nota di redazione sulle Letture del giornoLe Letture del giorno pubblicate seguono il Calendario giuliano ecclesiastico.
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