Oggi non ci sono ancora premesse per la vita monastica [in Italia] perché la maggior parte della vita dei cristiani ortodossi è in una fase pionieristica. [...] Per il momento, dovremmo tutti essere pazienti e non desiderare sviluppi che non si sono ancora verificati.
La Chiesa ortodossa è permeata dallo spirito del monachesimo. La nascita e lo sviluppo della Chiesa in molti paesi (tanto in Oriente quanto nell’antico Occidente) è dovuta all’evangelizzazione da parte dei monaci, l’intero schema delle funzioni ortodosse si basa sulla vita di preghiera dei monasteri, e i paesi ortodossi sono generalmente ricchi di monasteri, che esercitano un forte influsso sulla vita dei fedeli come centri di pellegrinaggio e modelli di vita spirituale.
È pertanto normale che chi si accosta alla fede ortodossa in Italia voglia vederne anche le espressioni monastiche. Di fronte alla presenza di diversi monaci, ci si aspetta la presenza di diversi monasteri, ma purtroppo non è così. I monaci ortodossi presenti in Italia sono spesso preti e/o rettori di parrocchie, e anche gli altri monaci che non sono ordinati preti o diaconi (nei paesi di tradizione ortodossa si tratta della stragrande maggioranza dei monaci e della totalità delle monache) vivono spesso in abitazioni private o comunque al di fuori dei monasteri; inoltre, quelle istituzioni che le rispettive giurisdizioni ortodosse osano definire “monasteri” sono realtà minimali, e spesso deludenti. Perché? Forse il monachesimo ortodosso in Italia “non funziona”? Oppure non riesce a radicarsi? E cosa dovrebbero fare quei fedeli ortodossi, uomini e donne, che si sentono portati a una vita monastica?
Per una risposta veramente esauriente a queste domande, dobbiamo fare un salto indietro ai tempi dei primi cristiani. Il monachesimo ha iniziato a svilupparsi nel mondo cristiano quando sono cessate le prime grandi persecuzioni, e non è un caso che siano apparsi i monaci quando non c’erano più i martiri. Infatti, come i martiri dei tempi precedenti, anche i monaci dei tempi successivi sono cristiani che vogliono vivere la fede in modo radicale, pronti a perdere la propria vita per Cristo e per il vangelo (Mc 8:35; Mt 16:25; Lc 9:24). Quando le tensioni del cristianesimo primitivo si sono allentate e la vita delle comunità cristiane ormai pacificate è divenuta ordinaria e abitudinaria, la vita monastica ha attirato tutti quelli che non si accontentavano più di quelle abitudini generalizzate.
Da questo dato storico possiamo trarre una prima, importante deduzione per lo sviluppo del monachesimo ortodosso in Italia: oggi non ci sono ancora premesse per la vita monastica perché la maggior parte della vita dei cristiani ortodossi è in una fase pionieristica. Ci sono letteralmente centinaia di parrocchie e comunità ortodosse in Italia, ma tranne che per rare eccezioni, hanno solo pochi decenni di vita. Quando si sarà esaurita la spinta creativa che ha portato alla nascita di queste comunità, e quando la vita parrocchiale entrerà in un percorso di routine, allora appariranno i cristiani che desiderano un’esperienza più profonda, e con loro nasceranno forme più adeguate di vita monastica. Un primo indizio potrà essere il passaggio della guida delle parrocchie dagli ieromonaci che le hanno fondate o dirette nei primi anni ai parroci sposati, che potranno contare sullo sviluppo delle comunità parrocchiali per garantire una miglior stabilità alle loro famiglie.
Per il momento, dovremmo tutti essere pazienti e non desiderare sviluppi che non si sono ancora verificati. Noi definiremmo imprudenti, o addirittura pervertiti, quelli che desiderano spingere i bambini ad avere esperienze da adolescenti, e la stessa attenzione deve essere riservata a quei nuclei di vita monastica che sono ancora nella loro infanzia. Le nostre autorità diocesane dovrebbero cercare di essere sobrie (anche la sobrietà è una virtù monastica!) e astenersi dal chiamare con nomi come “sacro monastero” o cose simili quelle che in realtà sono ancora case dove due o tre fratelli o sorelle stanno appena iniziando a vivere esperienze di vita ascetica in comune. Tutti noi abbiamo la capacità di aiutare a radicare nuovamente la fede ortodossa in Italia: facciamolo, e a tempo debito vedremo nuovamente spuntare esempi di vita monastica simili a quelli che papa Gregorio Magno descriveva nei suoi Dialoghi, e che offrono ispirazione ai cristiani di ogni tempo e luogo.
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