Il nostro Signore Gesù Cristo, essendo senza peccato [...] non era soggetto alla morte, se appunto <è vero che> la morte entrò nel mondo a causa del peccato. E pertanto muore, caricandosi della morte per causa nostra, e offre se stesso al Padre come sacrificio per noi: infatti noi avevamo peccato contro di lui ed era necessario che egli si accollasse il riscatto per noi, e così noi fossimo liberati dalla condanna – infatti, sia lontano che il sangue del Signore sia stato offerto al tiranno! –.
Il nostro Signore Gesù Cristo, essendo senza peccato (infatti «non commise peccato colui che toglie il peccato del mondo, né fu trovato inganno nella sua bocca»97) non era soggetto alla morte, se appunto <è vero che> la morte entrò nel mondo a causa del peccato98. E pertanto muore, caricandosi della morte per causa nostra, e offre se stesso al Padre come sacrificio per noi: infatti noi avevamo peccato contro di lui ed era necessario che egli si accollasse il riscatto99 per noi, e così noi fossimo liberati dalla condanna – infatti, sia lontano che il sangue del Signore sia stato offerto al tiranno! –. Perciò la morte si accosta, inghiottendo l’esca del corpo è trafitta dall’amo della divinità e, preso assaggio del corpo innocente e vivificante, va in rovina e rimette tutti coloro che prima aveva inghiottito. Infatti, come le tenebre scomparvero per l’introduzione della luce100, così la corruzione è scacciata dall’assalto della vita: e per tutti sorge la vita, per il corruttore la corruzione.
Quindi, anche se <egli> morì come uomo, e la sua santa anima fu divisa dal corpo immacolato, tuttavia la divinità rimase non separata da ambedue – e cioè dall’anima e dal corpo – e neanche così l’unica ipostasi fu divisa in due ipostasi: infatti sia il corpo sia l’anima fin dal principio ebbero contemporaneamente l’esistenza nell’ipostasi del Verbo e, pur essendo stati divisi tra di loro nella morte, <tuttavia> ciascuno di loro continuò ad avere l’unica ipostasi del Verbo. Cosicché l’unica ipostasi del Verbo era ipostasi sia del Verbo, sia dell’anima, sia del corpo: infatti né l’anima né il corpo ebbero mai un’ipostasi propria all’infuori dell’ipostasi del Verbo; e l’ipostasi del Verbo è sempre una sola, mai due. E quindi l’ipostasi del Cristo è sempre una sola, e anche se l’anima fu divisa localmente dal corpo, tuttavia secondo l’ipostasi vi era unita attraverso il Verbo. [...]
La parola «corruzione» indica due cose. Infatti indica queste sofferenze umane, quali la fame, la sete, la fatica, la perforazione dei chiodi, la morte – e cioè la separazione dell’anima dal corpo – e tali cose. Secondo questo significato noi diciamo corruttibile il corpo del Signore: infatti egli prese su di sé volontariamente tutte queste cose. Ma la corruzione indica anche la completa dissoluzione e scomparsa del corpo negli elementi di cui fu composto: e da molti essa è chiamata piuttosto «decomposizione». Ma il corpo del Signore non ebbe esperienza di essa, come dice il profeta Davide: «Perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la decomposizione».
Quindi è empio dire – come l’insano Giuliano e Gaiano – che prima della risurrezione il corpo del Signore era incorruttibile secondo il primo significato della «corruzione». Infatti se esso era incorruttibile, <allora> esso non nacque consustanziale a noi, bensì le cose che il Vangelo dice che avvennero – la fame, la sete, i chiodi, la trafittura del fianco, la morte – furono in apparenza e non in realtà. Ma se avvennero per apparenza, <allora> il mistero dell’Incarnazione è illusione e finzione, egli diventò uomo in apparenza ma non in realtà, e noi siamo stati salvati in apparenza ma non in realtà. Ma suvvia, chi dice queste cose non abbia parte alla salvezza! E invece noi abbiamo partecipato e parteciperemo alla vera salvezza.
D’altra parte, conformemente al secondo significato della «corruzione» noi confessiamo il corpo del Signore incorruttibile, e cioè non soggetto alla decomposizione, come ci hanno tramandato i Padri ispirati da Dio. Ma certamente dopo la risurrezione del Salvatore dai morti diciamo il corpo del Signore incorruttibile anche secondo il primo significato. E attraverso il suo proprio corpo il Signore donò anche al nostro corpo la risurrezione e dopo di ciò l’incorruttibilità, essendo diventato egli per noi primizia della risurrezione101, dell’incorruttibilità e dell’impassibilità: «È necessario infatti che questo corpo incorruttibile si vesta di incorruttibilità», dice il divino Apostolo102. [...]
L’anima divinizzata discende agli inferi affinché, come il sole di giustizia103 era sorto sulla terra, così la luce splendesse anche a coloro che sotto terra giacevano nell’oscurità e nell’ombra della morte: affinché – come a coloro che erano sulla terra aveva dato il lieto annunzio della pace, della liberazione per i prigionieri, della vista per i ciechi104, ed era stato causa di salvezza eterna105 per i credenti ma condanna di incredulità per i non credenti – così <avvenisse> anche per coloro che erano agli inferi106, «affinché a lui ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra»107. E così avendo sciolto coloro che erano incatenati da sempre, di poi risalì dai morti aprendo a noi la strada della risurrezione.
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Note
97 Eb 4, 12.
98 Sal 134 (135), 6.
99 Gn 1, 3.6.
100 Sal 32 (33), 6.
101 Cf. Gn 1, 11.
102 Cf. Gv 6, 53ss.
103 Cf. Is 6, 6s.
104 Gn 14, 17s.
105 Sal 109.
106 Ad es., Es 40, 23; Lv 25, 5ss.
107 Ml 1, 11.