Il grande e santo Giovedì: "La Liturgia"

ultima-cena-vatopedi-xiv-secNegli Uffici divini di questo giorno, sono ricordati gli eventi che hanno preceduto il cammino del Salvatore verso la Sua Passione volontaria: il compimento da parte di Gesù Cristo dell'ultima cena di Pasqua, con la lavanda dei piedi e l'istituzione del mistero dell'Eucaristia, ed il tradimento di Giuda. Nella lettura dell'Epistola sono descritti tanto l'istituzione del mistero che il suo scopo, ed il giusto paradigma della preparazione per giungervi e la sua ricezione1. La lettura dell'Evangelo ci racconta le circostanze che hanno preceduto, accompagnato e seguito la Mistica Cena, ed è composta da passi selezionati dei santi evangelisti Matteo, Luca e Giovani. Ai diversi sorprendenti eventi evangelici che sono ricordati in questo giorno corrisponde una varietà abbondante di commoventi sensazioni e pensieri, rappresentati negli inni liturgici di questo giorno. Contemplando ormai il Salvatore nei minuti finali prima delle Sue sofferenze, la santa Chiesa, nei suoi inni, si addolora profondamente e con-soffre con il suo Spirito, con Lui, in termini così chiari per il cuore umano. Ma, sapendo chi è questo Sofferente e per cosa e per chi Egli va alla Sua morte, la santa Chiesa non lascia meno spazio e al sentimento di riverente amore verso Colui che va alla Sua passione volontaria e alla Sua benefica glorificazione. Desiderando esprimere con particolare forza l'indignazione di fronte alle insidie degli ebrei ed alla perfidia di Giuda, da un lato, e l'omaggio profondo verso la pazienza abissale del Salvatore, dall'altro, la santa Chiesa esclama: "L'assemblea degli ebrei si riunisce per consegnare a Pilato il Creatore dell'universo. Che iniquità! Che infedeltà! Mettono in giudizio Colui che viene a giudicare i vivi e i morti. Preparano la Passione di Colui che cura le passioni. Paziente Signore, grande è il tuo amore. Gloria a te!".

Glorificando l'eterno amore del Salvatore, che prese su di Sé tutto il peso dei peccati umani, e la Sua ineffabile umiltà, la lavanda dei piedi dei Suoi servi, la santa Chiesa si inchina innanzi alla coppa della vita eterna offerta dal Fondatore, glorifica la preghiera sanguinante del Salvatore al Getsemani, donandoci anche una santa profonda lezione: cercare la consolazione nella preghiera, e la conferma portando la croce della nostra vita, in mezzo alle tribolazioni, e nel momento in cui si avvicina la morte.

 

Tropario. Tono 8

Mentre i gloriosi discepoli durante la lavanda dei piedi nella Cena venivano illuminati, proprio allora l'empio Giuda inquieto si ottenebrava per la sua avarizia; e Te, giusto giudice, consegnava a giudici iniqui. Guarda, tu che ami le ricchezze: per esse Giuda si impiccò; fuggi l'insaziabile anima che ha osato tali cose contro il proprio Maestro. Signore, buono al di sopra di ogni altro, gloria a Te.

 

Kondakion. Tono 2

Il traditore prende il pane nelle sue mani, ma segretamente le tende fuori per ricevere il prezzo di Colui che con le proprie mani formò l'uomo. Perché Giuda, schiavo e bugiardo, rimane depravato.

 

Tropario. Tono 6 (al posto dell'inno cherubico)

Della tua Mistica Cena, o Figlio di Dio, rendimi oggi partecipe; poiché non svelerò il mistero ai tuoi nemici; né ti darò un bacio come Giuda; ma come il ladrone ti confesso: ricordati di me, o Signore, nel tuo Regno.

 

A partire dal Grande Giovedì2 e fino al Sabato di Pasqua, non si legge la preghiera prima del Canone, "O Dio, salva il Tuo popolo".

Il Grande Giovedì alla 1ª Ora, la lettura del Vecchio Testamento (Paramoea) prevista è dal libro del profeta Geremia, in cui descrive in anticipo l'inimicizia degli anziani del popolo ebraico contro Cristo, la Sua dolcezza e bontà, con le quali Si consegna nelle loro mani.

In commemorazione dell'istituzione del mistero dell'Eucaristia, si celebra la liturgia di san Basilio il Grande, preceduta dai Vespri (anche se in questo giorno cadesse l'Annunciazione)3. Nel Triodio di Quaresima, si spiega che ai Vespri, durante il canto del "Signore, ho gridato", il sacerdote esce ed incensa, dopo avere cambiato le sue vesti sacerdotali con paramenti neri. Nella Liturgia, lo stesso inno "Della Tua Mistica Cena" è cantato al posto dell'inno Cherubico, dell'Inno della Communione, e dell'inno "Le nostre bocche si riempiano della Tua lode". Durante il Grande Ingresso, quest'inno non viene diviso in due parti (poiché non si divide armoniosamente) ed è interamente ripetuto dopo l'ingresso (Tserkovnyi Vestnik / Messager de l'Église 1892,38).

Non si cantano le litie per i defunti nell'ingresso fino alla domenica di Tommaso.

Evangelo del Mattutino: Luca 22, 1-39

Paramoea: AT: I) Geremia 11, 18-23; 12, 1-14. II) Esodo 19, 10-19. III) Giobbe 38, 1-23; 42, 1-5. IV) Isaia 50, 4-11

Epistola: 1 Corinzi 11, 23-32

Evangelo della Liturgia: Matteo 26, 1-20; Giovanni 13, 3-17; Matteo 26, 21-39; Luca 22, 43-45; Matteo 26, 40-75; 27, 1-2.

 

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Note

1 In questo giorno, la santa Chiesa, seguendo i Suoi passi, chiama i fedeli a prendere parte al Corpo ed al Sangue del Salvatore – all'ora dell'istituzione di questo mistero santissimo e come se fosse ricevuto dalle mani stesse del Suo divino Fondatore. Anche l'inno solenne dei Cherubini è omesso durante questa Liturgia ed è sostituito da un inno commovente, che passa dall'accusa di Giuda all'imitazione della confessione del buon ladrone: "Della Tua Mistica Cena". Come pure l'inno abituale d'elogio alla Madre di Dio è sostituito dall'Irmos del Canone, nel quale i fedeli sono invitati alla Cena di Cristo, nella percezione di essa come il pasto immortale offerto da Cristo.

2 Riguardo al canto del "Kyrie eleison" nella modalità "quaresimale o di festa" dal Grande Giovedì in poi, il "Messager de l'Église" (1892, 38) dava la spiegazione seguente: Anche se con il Grande Mercoledì si completano le prosternazioni e con esse termina il pentimento, è difficilmente concepibile intonare in tali Uffici un canto festivo, e ciò prima della Liturgia del Grande Sabato, cioè ai Vespri, che si riferiscono al giorno successivo, e dove ci sono solenni, gli inni di festa (4 stichirà sul "Signore, a te ho gridato", del tono 1 dell'Octoichos).

3 In passato, il Grande Giovedì durante le Ore, prima dei Vespri, aveva luogo anche l'Ufficio della Lavanda della sacra Mensa. La più antica testimonianza di questa pratica risale al VII sec., ed appartiene all'autore occidentale, Isidoro di Siviglia. Testimonianze dell'esistenza di questo stesso uso in Oriente risalgono ai sec. X-XII, ma fanno riferimento ad un periodo più antico.

Nella Chiesa di Russia, nel XII sec., c'era già una traduzione in slavonico di quest'Ufficio della Lavanda della sacra Mensa. Nel XIV sec., quest'Ufficio era già frequentemente ripreso nei nostri manoscritti dell'Eucologio.

Secondo un antico testo stampato dell'Eucologio del XVII sec., l'Ufficio completo della Lavanda della sacra Mensa consisteva soprattutto in 2 preghiere, una che era letta prima di svestire la santa Tavola, durante il suo incensamento iniziale, e l'altra dopo la lavanda ed il rivestimento. L'Eucologio presenta due norme che disciplinano le azioni che hanno luogo tra queste due preghiere e quindi la loro fine. Dopo la prima, eccetto le due preghiere previste, il celebrante non dice nulla. Dopo la seconda, non è celebrato "da nessuna parte nelle grandi cattedrali" eccetto per dire le due preghiere, durante la scopertura della sacra Mensa, sono cantati i Salmi 50, 25 e 83, ma mentre è versato il recipiente di vino e d'olio sulla Mensa, il gerarca dovrebbe dire: "la santa Tavola della Mensa nella chiesa [nome] è lavata con l'olio d'allegrezza nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito". La lettura della seconda preghiera è seguita dalla litania "abbi pietà di noi, o Dio", dal "Più venerabile" e dal congedo.

Si ritrova dunque l'Ufficio per la Lavanda della Mensa nell'antica edizione stampata dell'Eucologio del 1625 e 1639 e di altre ancora. In questo stesso Eucologio, accanto a questo, si è aggiunta l'istruzione su come compiere quest'Ufficio "se non c'è una chiesa cattedrale". L'istruzione dice questo: "I canoni non richiedono che la sacra Mensa sia rivestita, a meno che il sacerdote non tolga il telo di copertura, e la polvere cada dalla Tavola della Mensa, e bagnando i suoi margini con l'acqua calda, sfrega la santa Mensa tracciando una croce, e quindi dice la prima preghiera... ed i 3 Salmi... e prende dell'olio santo e lo sparge sugli angoli della Tavola della sacra Mensa tracciando una croce, e quindi tutto il santuario, poi tutta la chiesa, e mette il panno sulla Tavola della Sacra Mensa, e lo sparge d'acqua e dice la seconda preghiera... ed incensa la Tavola della sacra Mensa, e poi le Litanie..., ed anche "Più venerabile dei Cherubini" ed il congedo. Questo sarà compiuto anche se c'è solo un prete".

L'Ufficio della lavanda della Tavola si conforma a questa istruzione, e dopo ciò, nel dettaglio dato nel XVII sec., era possibile a qualsiasi sacerdote di parrocchia compiere quest'Ufficio in ogni parrocchia, semplicemente senza vestire la tavola della sacra Mensa.

Quest'Ufficio era compiuto in modo particolarmente solenne a Mosca, dove il patriarca presiedeva agli Uffici. All'inizio del XVIII sec., l'Ufficio della Lavanda della Tavola veniva ancora compiuto. Ma non è più stampato nell'Eucologio attuale. Senza alcun dubbio, all'inizio, questo rito aveva il significato di una semplice lavatura, abituale prima delle grandi feste e nelle case private. La pulizia delle chiese e gli accessori del servizio divino prima della Pasqua, la più grande delle feste Cristiane, celebrata dai primi Cristiani all'inizio dell'anno, è piuttosto naturale, ed era uso da tempi antichi. L'Ustav (Typikon) lo richiede per i monasteri. Le pareti, il suolo e questi accessori della chiesa che i chierici inferiori possono trattare erano puliti senza solennità particolare, ma la Tavola della sacra Mensa è l'accessorio più sacro della chiesa, consacrato dal vescovo, ed è il motivo per cui il suo svestimento ed il suo rivestimento dovrebbero naturalmente essere compiuti dal vescovo e con una solennità speciale.

Ma si rifletterà anche sull'aspetto simbolico del Rito della Lavanda della Sacra Tavola della Mensa. Una delle più antiche caratteristiche di quest'Ufficio, è che la Liturgia di questo giorno dovrebbe essere compiuta dopo il Vespro, in memoria dell'istituzione del mistero dell'Eucaristia da Gesù Cristo l'ultima vigilia della Sua Pasqua. Di conseguenza, questa Liturgia in questo giorno, oltre al suo significato generale, ha anche un significato particolare, che serve di richiamo simbolico ad un fatto storico preciso.

La Lavanda della Sacra Tavola della Mensa riguarda, a quanto pare, questa funzione, il compimento del mantenimento simbolico delle norme per la preparazione dei Vespri compiuti da Gesù Cristo, nelle azioni e più chiaramente nelle manifestazioni di speciale significato simbolico della Liturgia celebrata in questo giorno (per i dettagli, si veda Pravoslavnyi Sobesednik / Le Compagnon Orthodoxe, 1887, volume 1, pp 419-433).

 

Tratto da "tradizione.oodegr.com/tradizione_index/commentilit/giovediboulgakovliturgia.htm"

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