Il Grande Giovedì, nelle cattedrali, dopo la Preghiera davanti all'Ambone, il vescovo compie il rito della lavanda dei piedi di 12 scelti tra coloro che servono in chiesa1. Il vescovo, senza pastorale e senza essere sostenuto, esce dalle Porte Regali e va verso il luogo della vestizione. Dinanzi a lui, un diacono porta l'Evangeliario e altri due diaconi portano una brocca ed un lavabo. Il diacono mette l'Evangeliario sull'analogion. Intanto, i sacerdoti recitano lentamente i versetti del Salmo 50. Avvicinandosi al luogo della vestizione, il vescovo si siede sulla sedia preparata per lui, ma non sulla cattedra, che rappresenta la sede regale. Dopo avere ricevuto la benedizione del vescovo, i protodiaconi guidano gradualmente due a due gli archimandriti o i sacerdoti, che in questa sera rappresentano i discepoli del Signore, fuori del santuario. In quel momento, il coro canta la 5ª Ode del Canone del Santo Giovedì ed gli stichirà Idiomela (Samoglasen) nei quali è rievocata la lavanda dei piedi compiuta dal Signore. Gli archimandriti o i sacerdoti, avvicinatisi al luogo della vestizione, si inchinano dinanzi al vescovo e si siedono.
Quando è stato raggiunto il numero dei 12 discepoli, il diacono intona l'ektenia: "In pace preghiamo il Signore", durante la quale chiede: "Che questa lavanda sia benedetta e santificata dalla potenza, l'azione e la discesa del..."; "che sia per la purificazione della macchia delle nostre iniquità". Durante questa ektenia, il vescovo ed i sacerdoti restano seduti, come lo erano i discepoli durante la cena. Dopo l'invocazione episcopale della ektenia "Poiché tu sei la nostra purificazione...", il solo vescovo si alza (ma i sacerdoti restano seduti), e legge a voce alta questa preghiera: "O Dio molto buono", nella quale prega affinché il Signore ci trovi degni di essere lavati dalla sozzura corporale e dalle impurità spirituali essendo toccati da quest'acqua, allo scopo di essere rafforzati contro il serpente astuto che attenta al nostro tallone, e che essendo purificati, possiamo servire Dio in modo adatto. Dopo ciò, il vescovo, che ha dato la benedizione "pace a tutti", legge silenziosamente la preghiera: "O Signore Dio nostro, che ci hai mostrato la misura dell'umilità", nella quale prega affinché il Signore ci conceda la grazia per servire l'un l'altro, ci educhi nell'umilità divina, e ci preservi da qualsiasi macchia. Dopo la preghiera, il vescovo si siede di nuovo sulla sedia.
Il protodiacono, dopo avere ricevuto la benedizione dal vescovo, dice: "Affinchė ci accordi il potere di ascoltare il santo Evangelo", e dopo la preparazione usuale per la proclamazione dell'Evangelo, legge l'Evangelo. Durante la lettura dell'Evangelo, il vescovo ed i sacerdoti restano seduti. Quando il diacono esclama per tre volte: "Gesù si alzò da tavola", il vescovo si alza. E quando il diacono legge: "e depositò i suoi abiti", il vescovo toglie la sua mitra e la consegna al diacono, quindi senza aiuto di altri, toglie da sé il suo encolpion, la sua croce, il suo omoforio, il suo sakkos (dalmatica) e la palitsa, e li pone sulla sedia. Il vescovo non depone i suoi abiti sacerdotali: cintura (zoni), epimanikia, epitrachilion e sticharion (podriznik). E dopo aver preso la mitra del diacono, si riveste. Durante la Lavanda dei piedi, gli archimandriti e i sacerdoti portano anche loro le mitre o i kamilavki.
In seguito il vescovo prende un velo di mussola o una veste di lino, lega una estremità del velo davanti e l'altra la lascia pendere ai suoi piedi. Intanto, il protodiacono ripete queste parole: "e depose i Suoi vestiti". In seguito il protodiacono legge: "E prendendo un'asciugatoio, si cinse" (Gv 13, 4), e il vescovo stesso si cinge di un'asciugamano, gettandolo con la mano sinistra sulla sua spalla destra, e pone nella sua mano sinistra la restante estremità dell'asciugamano.
Mentre il diacono legge le parole: "Poi, versando dell'acqua nel bacino", il vescovo versa l'acqua della brocca nel bacino. Il diacono ripete queste parole tre volte, e il vescovo versa a tre riprese l'acqua, tracciando una croce con l'acqua che scorre, dicendo silenziosamente: "Nel nome del Padre, e del Figlio, e del Santo Spirito". Quando il diacono legge: "Ed iniziò a lavare i piedi dei disceploli, e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui Si era cinto", allora il vescovo compie quest'azione, cominciando dal suo posto verso il lato sinistro, per raggiungere quelli seduti vicino alle Porte Regali; in seguito va verso la destra di quelli seduti vicino alle Porte Regali, fino a quando raggiunge quello che deve rappresentare Simon Pietro2.
Lavando tre volte i piedi di ciascuno, il vescovo versa a tre riprese dell'acqua sui loro piedi nel bacino. Durante questo tempo, il diacono ripete le parole: "Poi, versando dell'acqua nel bacino". Due diaconi portano il bacino davanti al vescovo. Il vescovo si inginocchia a terra su un ginocchio per lavare i piedi. Versa dell'acqua su ogni piede tre volte quindi li pulisce con l'asciugamano. Colui a cui il vescovo lava i piedi bacia il vescovo sulla mitra e sulla mano. Il vescovo gli bacia la mano.
Quando il diacono dice: "Poi raggiunse Simon Pietro, e Pietro gli dice", il primo archimandrita si alza e dice "Signore, Tu, lavarmi i piedi?". Il vescovo risponde "Ciò che faccio, non lo capisci, ma lo capirai più tardi". L'archimandrita dice "Non mi laverai mai i piedi". Il vescovo dice "Se non ti laverò, non avrai parte con Me". L'archimandrita dice: "Signore, allora non soltanto i piedi, ma anche le mani e la testa". Indicando la sua testa e le sue mani, l'archimandrita si siede. Il vescovo dice: "Chi è lavato non ha necessità di lavarsi, se non i piedi: poiché è purificato, e sei purificato, ma non lo siete tutti", e lava i piedi dell'archimandrita.
Poi il vescovo sale alla sua sede e toglie l'asciugamani e la veste di lino. Il diacono legge l'Evangelo fino alle parole: "Poiché conosceva colui che andava a tradirlo". Dopo la lettura dell'Evangelo, il coro canta: "Gloria a Te, o Signore, gloria a Te". In seguito, il diacono dice nuovamente: "Sapienza, stiamo attenti per poter ascoltare il Santo Evangelo", e dopo la preparazione usuale, comincia la lettura dell'Evangelo di Giovanni: "Allora, quando Gesù ebbe lavato i piedi dei discepoli, e rimessi i Suoi vestiti". Nel mentre, il vescovo si riveste nuovamente.
Dopo che si è rivestito, il diacono dice: "Ed si sedette di nuovo", e il vescovo si siede, ma tutti i sacerdoti si alzano, e il vescovo, seduto, completa la lettura dell'Evangelo che espone la ragione della lavanda dei piedi: "Poiché vi ho dato un esempio affinché agiate come ho agito con voi". Dopo ciò, il vescovo si alza, e ad alta voce dice la preghiera seguente: "O Signore nostro Dio, che secondo le Tue innumerevoli misericordie, Ti sei abbassato Tu stesso", nella quale prega perché il Signore lavi ogni macchia ed impurità dalle nostre anime, affinché "essendo stati purificati dal fango delle trasgressioni che ci soffocava, essendo reciprocamente puliti con l'asciugatoio dell'amore, possiamo essere in grado di essere graditi a Dio tutti i giorni della nostra vita, e trovare grazia dinanzi a Lui". In seguito il vescovo entra nel santuario, e completa la Liturgia come previsto di solito (per i dettagli vedere Grand Euchologue ed Archikiératikon / Pontifical cap. 77).
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Note
1 Il pio uso di lavare i piedi esisteva presso gli ebrei da tempi immemorabili, ed è sempre servito come segno di speciale rispetto e riverenza verso colui a cui era praticato. Così, ad esempio, Abramo, avendo incontrato i tre misteriosi pellegrini sotto la Quercia di Mamre, li invitò alla sua tenda: "sia portata dell'acqua, affinché possiate lavare i vostri piedi" (Gn 18, 4). Nello stesso modo, Laban onorò gli inviati di Abramo, e Giuseppe i suoi fratelli in Egitto. È anche noto, ad esempio, quanto è scritto nell'Evangelo a proposito della peccatrice che "lavò con le sue lacrime i piedi di Gesù Cristo e li asciugò con i suoi cappelli" (Lc 7, 44). Il Salvatore, "con umiltà, ci ammonisce discretamente", ha santificato quest'uso, e la santa Chiesa, dai tempi antichi, ha ufficializzato il Rito della Lavanda dei Piedi, per mostrare ai nostri occhi la grande condiscendenza del Salvatore, e, in una predicazione generale, il carattere maestoso dell'umilità Cristiana.
2 Secondo l'Archikiératikon (Sluzhebnik, Pontificale) stampato a Novgorod nel XVII secolo, l'ultimo posto a partire dalle Porte Regali era occupato da quello che rappresentava Giuda Iscariota, ma il primo seduto alla sinistra del vescovo rappresentava l'Apostolo Pietro. La lavanda dei piedi cominciava con la presentazione di Giuda. Secondo l'Ustav (typikon, ordo) della cattedrale della Dormizione a Mosca, edito nel XVII secolo, "il posto di Giuda Iscariota era il più vicino alle Porte Regali, direttamente nella linea di visuale del patriarca". Di solito, qualcuno fra i sacerdoti del capitolo della cattedrale prendeva "il posto di Giuda", e riceveva per questo sempre un pagamento di 16 altins (tre monete kopecki). Ma nel 1656, il suddiacono patriarcale Piotr Fedorov si sedette "al posto di Giuda" e ricevette lo stesso pagamento. A volte (p. es. nel 1682, durante il regno del patriarca Gioacchino), nessuno fu scelto per occupare il posto di Giuda, e rimase quindi vuoto.
Tratto da "tradizione.oodegr.com/tradizione_index/commentilit/giovediboulgakov.htm : S. V. Bulgakov, Manuel pour serviteurs de l'Église, 2ème éd., 1274 pp. (Kharkov, 1900) pp.539-40."