Il padre Longino disse al padre Acacio: «La donna sa di aver concepito quando il suo sangue si ferma. Anche l'anima sa di aver concepito lo Spirito Santo, quando si placano le passioni che scorrono giù da lei1; finché è impigliata in esse, come può vantarsi quasi fosse impassibile? Da' sangue e prendi Spirito»
Il padre Longino disse al padre Acacio: «La donna sa di aver concepito quando il suo sangue si ferma. Anche l'anima sa di aver concepito lo Spirito Santo, quando si placano le passioni che scorrono giù da lei1; finché è impigliata in esse, come può vantarsi quasi fosse impassibile? Da' sangue e prendi Spirito»
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Note
1 Questa è un'altra faccia, molto suggestiva, di un tema ricorrente sulla base di un'esegesi spirituale dell'incontro di Eliseo e la Sunamita (cf. 2 Re 4, 8ss.). L'abbiamo già visto in Cronio 1; sarà ripreso da Poemen (n. 205 = S 18). La versione latina di Pascasio aggiunge una lunga variante al brano n. 36 di Macario: «...saremo senza turbamento; sapendo che all'inizio Dio creò le cose buone, ma il diavolo vi seminò sopra quelle cattive. Da qui provengono danni innumerevoli». E aggiunge: «È colpa del monaco se, offeso dai fratelli, non va incontro [agli altri] per primo nella carità, con cuore purificato. Infatti la Sunamita non avrebbe meritato di ricevere Eliseo in casa sua se avesse avuto qualche questione con qualcuno. La Sunamita è figura dell'anima, Eliseo dello Spirito Santo; infatti se l'anima non è pura, non merita di ricevere lo Spirito di Dio. Così l'ira inveterata accieca gli occhi del cuore e impedisce all'anima la preghiera» (Pasch. 37, 4). Evidentemente non viene affermata con questo una possibilità di purezza dell'anima anteriore al dono dello Spirito, ma la disponibilità dell'anima, battezzata e confermata in grazia, ad abbandonare l'attaccamento alle passioni e ad aprirsi a successivi doni dello Spirito. Il brano di Longino è molto chiaro in questo senso. Doroteo di Gaza lo commenta in tal modo (Ins. X, 104): «...se uno lotta, a poco a poco procede e infine agirà nella pace, poiché Dio vede la violenza che egli fa a se stesso e gli porge aiuto. Facciamo dunque anche noi violenza a noi stessi, mettiamoci all'opera, cerchiamo almeno di volere il bene... poiché dal volere giungeremo assieme a Dio anche a lottare, e dal lottare riceveremo aiuto per l'acquisizione delle virtù; per questo uno dei padri diceva: "Da' sangue e prendi Spirito", lotta cioè e giungerai al possesso della virtù».
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Fonte: L. Mortari, Vita e detti dei Padri del deserto, Città Nuova, ed. 2012