L'anima turbata dall'ira, od oscurata dalla crapula, o gravata da pesante avvilimento non può con la mente, per quanta violenza si faccia, conservare costantemente l'invocazione al Signore Gesù. Ottenebrata dalla vigoria delle passioni, diventa del tutto remota alle sue potenze recettive... essendo la superficie dell'anima indurita dall'asprezza delle passioni. Quando l'anima è libera da turbamenti, anche se l'oblio toglie, per breve tempo, l'oggetto del suo ardente amore, ben presto la mente riprende la sua operazione e con fervore torna al possesso della sua ambita e salutare preda. Allora veramente l'anima possiede quel dono di grazia che la fa meditare ed invocare l'implorazione: "Signore Gesù!...". Davanti alla perfezione della virtù della preghiera siamo come fanciulli bisognosi dell'aiuto dello Spirito, perché tutto il nostro pensare sia penetrato e maturato dalla sua ineffabile dolcezza...
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