Il beato Epifanio vescovo di Cipro aveva in Palestina un monastero. Il suo abate un giorno gli mandò a dire: «Grazie alle tue preghiere non abbiamo trascurato la nostra regola, ma con zelo celebriamo l'ora di prima, terza, sesta, nona, e l'ufficio del lucernario»1. Ma egli li rimproverò con queste parole: «Evidentemente trascurate le altre ore del giorno astenendovi dalla preghiera. Il vero monaco deve avere incessantemente nel cuore la preghiera e la salmodia»
Il beato Epifanio vescovo di Cipro aveva in Palestina un monastero. Il suo abate un giorno gli mandò a dire: «Grazie alle tue preghiere non abbiamo trascurato la nostra regola, ma con zelo celebriamo l'ora di prima, terza, sesta, nona, e l'ufficio del lucernario»1. Ma egli li rimproverò con queste parole: «Evidentemente trascurate le altre ore del giorno astenendovi dalla preghiera. Il vero monaco deve avere incessantemente nel cuore la preghiera e la salmodia»
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Note
1 È l'ora dei vespri, come è stata chiamata anche nel rito ambrosiano: al tramonto del sole, durante la celebrazione vespertina, venivano accese le luci, simbolo del Cristo, la luce che non tramonta.
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Fonte: L. Mortari, Vita e detti dei Padri del deserto, Città Nuova, ed. 2012
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