ratelli, guardate le cose in faccia: se qualcuno ha in se stesso la persuasione di appartenere a Cristo, si ricordi che se lui è di Cristo, lo siamo anche noi. E anche se mi vantassi un po’ di più a causa dell’autorità che il Signore ci ha dato per vostra edificazione e non per vostra rovina, non avrò proprio da arrossirne. Non sembri che io voglia spaventarvi con le lettere! Perché le lettere sono dure e forti, ma – come qualcuno dice – “la sua presenza fisica è debole e la parola dimessa”. Sia ben chiaro a costui che quali siamo a parole, per lettera, da assenti, tali saremo anche con i fatti, di presenza. Certo noi non abbiamo l’audacia di eguagliarci o paragonarci ad alcuni di quelli che si raccomandano da sé ma, mentre si misurano da sé e si paragonano con se stessi, sragionano. Noi invece non ci glorieremo oltre misura, ma secondo la misura della norma che Dio ci ha assegnato, facendoci arrivare fino a voi. Noi infatti non c’innalziamo indebitamente, come se non fossimo arrivati fino a voi, perché fino a voi siamo giunti col vangelo di Cristo. Né ci vantiamo indebitamente di fatiche altrui, ma nutriamo la speranza, col crescere della vostra fede, di crescere ancor più presso di voi secondo la nostra regola, di poter annunziare il vangelo a quelli che stanno al di là delle vostre regioni, senza vantarci, secondo una regola altrui, di cose già fatte. Chi si gloria, si glori nel Signore; perché non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda.