© Cari fratelli! La Santa Chiesa, madre amorevole di tutti i suoi figli, partoriti per la salvezza, prende tutte le precauzioni, al fine di garantire che i suoi discepoli non perdano la loro eredità, preparandoli al buon esito della prossima podvig (fatica ascetica) dei Quaranta giorni di digiuno (Quaresima). Infatti, in questo giorno, leggiamo durante la Divina Liturgia, la parabola del Signore nostro Gesù Cristo conosciuta come: "de figliol prodigo". In che cosa consiste la podvig dei santi Quaranta giorni di digiuno? Nelle fatiche ascetiche del pentimento. In questo periodo, abbiamo davanti a noi il tempo dedicato al pentimento, dove poter cantare, con pieno sentimento di contrizione: Aprite a me le porte del pentimento, al Datore di vita! Cosa la parabola del Vangelo di nostro Signore rivela a noi? Esso fa conoscere l'insondabile, l'infinita misericordia del nostro Padre celeste per i peccatori, che portano avanti il pentimento dei loro peccati.
Il Signore ha fatto sapere agli uomini, chiamandoli al pentimento: Allo stesso modo, io vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si pente (Lc 15:10). Così che le sue parole potessero diventate ancora più fortemente incise nei cuori dei suoi ascoltatori, decise d'inserirle in una parabola.
Un uomo aveva due figli, dice la parabola evangelica. Il più giovane di loro chiese al padre di dargli la sua parte di eredità. Il padre lo accontentò. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane prese la sua eredità e partì per un paese lontano, dove sperperò tutta la sua eredità in una vita dissoluta. Quando ebbe finito tutto, ci fu una carestia in quel paese. Il figlio del ricco non solo si trovò nel bisogno, ma era in uno stato disperato. In questa grave condizione, chiese aiuto ad uno degli abitanti del luogo, che lo mandò al campo ad accudire i suoi porci. Esausto per la fame, il disgraziato sarebbe stato felice di riempire il suo ventre con il cibo dato ai porci! Ma neanche quello pote fare. In un tale stato, finalmente, riacquistò la ragione, e ricordandosi dell'abbondanza nella casa del padre, decise di ritornare alla dimora paterna. Si preparò mentalmente il discorso che avrebbe enunciato al padre per ottenerne il suo favore: ammettere il suo peccato e la sua indegnità, ed umilmente chiedere di essere ammesso nuovamente, non nella famiglia, ma nella condizione di servo. Con questi propositi in cuore, si avviò per strada. Era ancora lontano dalla casa di suo padre, quando il genitore lo vide. Lo vide e ne ebbe compassione, corse, si gettò su di lui ed abbracciandolo, lo baciò. Quando suo figlio pronunciò la confessione ed i propositi che aveva meditato, il padre chiamò i servi, dicendo loro: portate il vestito più bello, e lo fece indossare al figlio, e mettetegli un anello al dito ed i calzari ai piedi. Ordinò di uccidere il vitello più grasso e preparare un grande banchetto, in modo che tutti festeggino: perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.
Il figlio maggiore, che era sempre stato ubbidiente alla volontà del padre, lavorava nel campo e quando tornò a casa, vide la grande festa preparata in onore del fratello. Il comportamento del padre verso il figlio più giovane, sembrò al fratello maggiore molto ingiusto. Ma l'azione del padre è ispirata alla giustizia dell'amore, davanti alla quale ogni altra giustizia è patetica ed insignificante. Il padre, rivolgendosi al figlio maggiore disse: Figlio, tu sei sempre con me, e tutto ciò che possiedo è tuo. Il ritorno di tuo fratello dovrebbe renderci felici, perché egli era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato (cfr. Lc 15,11-32).
Secondo i santi padri, il figlio più giovane potrebbe essere l'immagine di tutti gli uomini caduti e di ogni peccatore. L'eredità del figlio più giovane sono i doni di Dio, di cui ogni persona è dotata, in particolare i cristiani. I doni supremi di Dio sono la mente ed il cuore, e soprattutto la grazia dello Spirito Santo, data ad ogni cristiano. La richiesta del figlio minore di avere l'eredità ed utilizzarla liberamente, secondo la sua volontà, è il tentativo dell'uomo di liberarsi dalla sottomissione a Dio e seguire i propri pensieri e desideri. L'eredità ceduta è una rappresentazione del libero arbitrio, concesso da Dio all'uomo, per l'utilizzo dei suoi doni. Il paese lontano è una vita peccaminosa, la distanza ed alienazione da Dio. Lo sperpero del patrimonio è l'esaurimento dei poteri della nostra mente, del cuore e corpo, in particolare, l'indignazione contro lo Spirito Santo e la sua espulsione dalla nostra anima, attraverso le azioni peccaminose. La povertà del figlio più giovane è il vuoto dell'anima, che nasce da una vita dissoluta. Gli abitanti del paese, sono i principi delle tenebre, gli spiriti definitivamente caduti ed alienati da Dio. Il peccatore si sottomette alla loro influenza. La mandria di animali impuri [porci] sono i pensieri peccaminosi e le sensazioni impure che vagano nell'anima dei peccatori, nutrendosi nei loro pascoli. Essi sono l'inevitabile conseguenza degli atti peccaminosi. Invano l'uomo pensa di mettere a tacere questi pensieri e sentimenti attraverso la loro realizzazione, ma essi sono impossibili da soddisfare! L'uomo, nel tentativo di appagarli, non li distrugge, ma ne scuote il vigore raddoppiandone la forza. L'uomo è creato per il cielo, solo la vera bontà può essere la sua soddisfazione, il suo vivificante cibo. Il male, che trova piacere nell'attrarre e sedurre il cuore danneggiato dalla caduta, è solo capace di spogliare la natura dell'uomo.
Come è orribile il vuoto dell'anima provocato da una vita peccaminosa! Insopportabile è il tormento delle passioni, dei pensieri e sentimenti impuri, vermi striscianti, i quali strappano e violentano l'anima a loro presentata! Spesso il peccatore è tormentato da pensieri feroci, sogni e desideri irrealizzati, che lo guidano verso la disperazione. Cerca spesso di togliersi la vita, terrena ed eterna. Beato è il peccatore che ritorna in sé durante quel periodo terribile e ricorda l'amore sconfinato del Padre celeste, e le ricchezze spirituali incommensurabili traboccanti nella casa di Dio, la Santa Chiesa. Beato quel peccatore che, inorridito dalla sua condizione di peccato, vuole essere libero dal suo opprimente peso attraverso il pentimento.
Impariamo dalla parabola evangelica che per un pentimento fecondo e vero, un uomo deve impegnarsi: vedere il proprio peccato, riconoscendolo, opponendosi ad esso e confessandolo. Dio conosce la persona che ha fatto questa promessa dentro il suo cuore, e mentre il peccatore pentito è ancora "lungo il cammino", Egli lo vede e gli corre incontro, lo abbraccia e bacia con la sua grazia. Non appena il penitente pronuncia la sua confessione, il Signore misericordioso comanda gli schiavi, i servitori dell'altare e gli Angeli di vestirlo con abiti di luminosa purezza, di mettergli il suo anello al dito, come una testimonianza della sua rinnovata unione con la Chiesa, sia sulla terra che in cielo, e di indossare le scarpe ai piedi, in modo che le sue azioni vengano protette dalle spine spirituali, create da insegnamenti dissoluti. Questo è il senso dei comandamenti di Cristo. Per completare l'azione d'amore, organizza la festa ed il banchetto per il figlio tornato, per il quale viene ucciso un vitello grasso. I festeggiamenti rappresentano: la Chiesa, nella quale il peccatore è invitato una volta che ha fatto pace con Dio; il cibo e la bevanda incorruttibile di Cristo, promesse al genere umano, preparate dalla misericordia indicibile di Dio all'uomo caduto, dal molto momento stesso della sua caduta.
La parabola evangelica è un insegnamento divino! Profondo ed elevato, a prescindere dalla straordinaria semplicità delle parole umane in cui la Parola di Dio è espressa! La santa Chiesa ha disposto, saggiamente, che questa parabola debba essere letta, a tutti, prima dell'inizio dei Quaranta giorni di digiuno. Che notizie più consolante potrebbe avere un peccatore, tremante davanti alle porte del pentimento, sulla infinita misericordia del Padre celeste per i penitenti? Questa misericordia è così grande che ha stupito gli Angeli stessi, primogeniti figli del Padre, che non avevano mai trasgredito un unico suo comandamento. Le loro brillanti ed eccelse menti, non riuscivano a capire l'insondabile Misericordia di Dio per l'umanità caduta. Avevano bisogno di una rivelazione dall'Alto e solo così hanno imparato che l'incontro con loro [i peccatori pentiti] porta a far festa e rallegrarsi, perché il loro fratello minore, il genere umano, era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato trovato, attraverso il Redentore. C'è gioia davanti agli angeli di Dio anche per un solo peccatore che si pente.
Cari fratelli! Facciamo uso del tempo stabilito dalla Santa Chiesa per prepararci alle fatiche ascetiche (podvig), nei santi Quaranta giorni di digiuno, in accordo con le sue disposizioni. Cerchiamo di usarle al fine di contemplare la grande misericordia di Dio, rivolta agli uomini ed a ogni persona che desidera fare pace con Dio, unendosi a Lui attraverso un vero pentimento. Il nostro tempo in questa vita terrena non ha prezzo, perché in questo periodo decidiamo il nostro destino eterno. Possiamo essere chiamati a determinare il nostro destino, la nostra salvezza e gioia! Che la nostra gioia sia infinita! Può essere in unione alla festa dei Santi Angeli di Dio! Che la gioia degli angeli e uomini, soddisfatti e resi perfetti attraverso la volontà del Padre celeste! Infatti, Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli (Mt. 18:14). Amen.
Tratto da www.pravoslavie.ru
traduzione a cura di Domenico Oliveri