Commemorazione del Segno della preziosa Croce che apparve nel cielo sopra Gerusalemme nel 351 d.C. (7 maggio)

 

croce1In questo giorno dell'anno 351, poco dopo che san Cirillo era succeduto a Massimo come Arcivescovo di Gerusalemme, durante il regno di Costanzo, figlio di san Costantino il Grande, il giorno di Pentecoste, apparve su Gerusalemme il multi-testimoniato segno della Croce.

San Cirillo, nella sua lettera all'imperatore Costanzo, descrive l'evento di cui è stato testimone con i propri occhi:

 Avanti le none [ovvero il 7] di maggio, verso l'ora terza [ovvero le nove del mattino], un vasto corpo luminoso, in forma di croce, è apparso nel cielo, proprio sopra il Santo Golgota, giungendo fino al Santo Monte degli Ulivi [cioè, per quasi due miglia di lunghezza], visto non da una o due persone, ma in modo chiaro ed evidente da tutta la città. Ciò non è stato, come si potrebbe pensare, un fenomeno transitorio momentaneo: perché è continuato diverse ore visibile ai nostri occhi, e più splendente del sole, alla luce del quale si sarebbe eclissato, se questo non fosse stato più forte. L'intera città, colpita da un timore reverenziale temprato con gioia, corse subito alla Chiesa, giovani e vecchi, cristiani e pagani, cittadini e stranieri, tutti con una sola voce per lodare il Signore nostro Gesù Cristo, il Figlio unigenito di Dio, l'operatore dei miracoli; trovando attraverso l'esperienza la verità della dottrina cristiana, alla quale i cieli danno testimonianza. (PG 33:1 16q)

Conclude la sua lettera con l'augurio che l'imperatore possa sempre glorificare la santa e consustanziale Trinità. Gli storici del tempo, ortodossi e non ortodossi, tra cui Sozomeno, Teofane, Eutichio, Giovanni di Nicea, Glycas, e altri citano san Cirillo riguardo a questo evento. Altri, come Socrate, Filostorgio, e l'anonima Cronaca di Alessandria danno un proprio racconto di questo fenomeno. Questo miracolo fu considerato dai cristiani come la vittoria finale dell'Ortodossia sull'Arianesimo. Filostorgio e la Cronaca di Alessandria affermano che questa Croce di luce era circondata da un "grande arcobaleno".

 

Filostorgio scrive:

 Apparve a Gerusalemme, verso l'ora terza del giorno che viene chiamato il giorno di Pentecoste. Questo segno, che è stato interpretato come non di mano umana, è stato visto estendersi dal Monte del Calvario fino al Monte degli Ulivi, ed è stato accompagnato da un arcobaleno di grandi dimensioni, come una corona, che lo ha circondato su ogni lato. L'arcobaleno, infatti, significava la misericordia di Gesù Cristo crocifisso e assunto su in cielo, e la corona indicava la vittoria dell'imperatore. Inoltre, tale splendido e venerabile segno non è sfuggito neanche all'osservazione dei soldati, ma era ben visibile da entrambi gli eserciti, e spaventò oltre ogni misura Magnenzio e suoi partigiani, che erano dediti a pratiche superstiziose; mentre, d'altro canto, ispirò Costanzo e il suo esercito con coraggio invincibile. Magnenzio, tuttavia, dopo aver subito questa sconfitta da Costanzo, poi recuperò gradatamente la sua forza, e si impegnò con lui in una seconda battaglia, venne del tutto sconfitto, e fuggì a Lione con la perdita di quasi tutto il suo esercito. (Storia Ecclesiastica, Libro III, Capitolo XXVI)

 

Socrate scrive:

 Al tempo in cui Cirillo amministrava la Chiesa di Gerusalemme dopo Massimo, apparve nel cielo il Segno della Croce. Rifulgeva brillantemente, non con i raggi divergenti come una cometa, ma con la concentrazione di una grande quantità di luce, apparentemente densa eppure trasparente. La sua lunghezza era di circa quindici stadi[1] dal Calvario al monte degli Ulivi, e la sua larghezza era proporzionale alla sua lunghezza. Un fenomeno così straordinario suscitò universale terrore. Uomini, donne e bambini lasciarono le loro case, la piazza del mercato, o le loro rispettive occupazioni, e corsero alla chiesa, dove insieme cantavano inni a Cristo, e volontariamente confessavano la loro fede in Dio. La notizia turbò in non poca misura i nostri interi domini, e questo successe rapidamente; perché, come era uso, vi erano stati viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo, per intenderci, che si trovavano allora in Gerusalemme per la preghiera, o per visitare i suoi luoghi di interesse, questi furono spettatori del segno, e (giunti) a casa divulgarono i fatti ai loro amici. L'imperatore fu messo a conoscenza dell'avvenimento, in parte da numerosi rapporti concernenti il fatto che erano allora correnti, e in parte da una lettera del vescovo Cirillo. Si disse che questo prodigio fu il compimento di un'antica profezia contenuta nella Sacra Scrittura [Matteo 24, 30]. Fu il mezzo per la conversione di molti pagani ed ebrei al cristianesimo. (Storia Ecclesiastica, Libro IV, capitolo V)

 

Tropario: tono 1°

Ha brillato in questo momento più luminosa del sole l'immagine della tua Croce, che hai estesa dal Santo Monte degli Ulivi al Calvario, e mostrando chiaramente la Tua forza che è in essa, o Salvatore, hai anche rafforzato in tal modo i fedeli. Per l'intercessione della Madre di Dio, custodiscici sempre in pace, o Cristo Dio nostro, e salvaci.

 

Kontakion: tono 4°

Facendo brillare i suoi raggi sopra il cielo, l'immacolata Croce è apparsa sulla terra, luminosa con splendore, per essa è stato aperto il Cielo, che un tempo era chiuso. Accordato il fulgore della sua opera divina, siamo con certezza guidati allo splendore senza tramonto. Nelle battaglie l'abbiamo quale vera arma della pace e trofeo invincibile.

 

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Tratto da "tradizione.oodegr.com/tradizione_index/commentilit/crocecielo.htm"

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