Nell'Ufficio Divino di questo giorno, la santa Chiesa invita il fedele a camminare con Cristo, per essere crocifisso con Lui, a morire ai piaceri di questa vita per amore di Lui al fine di vivere con Lui. Attraverso la contemplazione mistica che collega gli eventi del Vecchio e del Nuovo Testamento, essa ci annuncia le future sofferenze dell'innocente che è il Salvatore nel prototipo del Vecchio Testamento che è il casto Giuseppe, che per la gelosia dei suoi fratelli fu venduto ed umiliato, ma che più tardi fu ristabilito da Dio. "Giuseppe" dice il Sinassario, "è il prototipo di Cristo, poiché anche Cristo diventa oggetto della gelosia da parte delle persone della stessa razza, gli ebrei, ed è venduto da uno dei discepoli per 30 denari, è confinato in un fosso oscuro e stretto – una tomba – ed essendosi risollevato con la Sua stessa potenza, domina sull'Egitto, cioè sopra ogni peccato, ed alla fine lo conquista, e regna sull'intero mondo, mentre con il Suo amore per l'uomo, ci libera concedendoci la manna misteriosa, per mangiare il pane celeste, la sua carne Vivificante".
La santa Chiesa ricorda dagli eventi dell'Evangelo l'essiccazione del fico sterile. Secondo il parere della santa Chiesa, il fico sterile rappresenta l'assemblea ebrea, nella quale Gesù Cristo non trovò vero frutto, ma soltanto l'ombra ipocrita della legge che accusava e condannava. Ma questo fico rappresenta anche ogni anima che non porta frutti degni di pentimento, ed è per questo che la santa Chiesa ci dice anche: "Il fico fu essiccato perché non portava dei frutti. Dovremmo temere la stessa punizione, o fratelli, portiamo frutti degni di pentimento a Cristo, che ci concede grande misericordia". Oltre a questo racconto dell'essiccazione del fico, l'Evangelo del Mattutino ci edificherà in questo giorno con la parabola detta dal Salvatore sui vignaiuoli ingiusti, che avevano dapprima maltrattato e poi ucciso i servi del loro signore, che questi aveva inviato per la raccolta, e successivamente, anche il figlio del padrone. In questa parabola, che rappresenta il più vicino paradigma della durezza degli ebrei, che avevano prima ucciso i profeti, e con l'arrivo sulla terra del Figlio di Dio, crocifissero anche Lui, è impossibile non vedere anche la terribile condanna per i cristiani che infrangono i comandmenti degli Apostoli e dei santi Padri, e così facendo continuano a crociffigere il Figlio di Dio attraverso i loro peccati. Nella lettura dell'Evangelo alla Liturgia, la santa Chiesa ricorda la sorte del popolo ebreo apostata, fino ai confini della terra, come sono stati descritti da Gesù Cristo. I fedeli sono motivati dalla descrizione delle grandi e varie catastrofi e dai segni della distruzione di Gerusalemme e la fine dei tempi in mezzo al male, guidati dalla magnanimità, l'imparzialità, la pazienza, la preghiera spirituale e la veglia, e sono confortati nella promessa del Salvatore per la diffusione dell'Evangelo in tutto il mondo, "ma per il bene degli eletti, questi giorni saranno abbreviati" (Mt 24: 14, 22).
Tratto da "tradizione.oodegr.com/tradizione_index/commentilit/lunediboulgakov.htm : S. V. Bulgakov, Manuel pour serviteurs de l'Église, 2ème éd., 1274 pp. (Kharkov, 1900) pp. 534-5"