Quando l'anima nostra principia a non desiderar più le cose piacevoli della terra, allora, quasi sempre, è occupata da uno scoramento mentale che non le permette più di compiere gioiosamente il servizio della parola, né la lascia il desiderio pungente dei beni futuri. Inoltre svaluta talmente la presente vita effimera, da fargliela considerare inetta ad ogni azione degna della virtù; diminuisce il valore della stessa saggezza dicendo che è stata concessa a molti altri, oppure che non ci promette una conoscenza perfetta. Sfuggiremo questa sofferenza di tiepidezza e di smarrimento, stabilendo dei ben definiti limiti alla nostra facoltà mentale, in modo che il nostro sguardo interiore sia fisso unicamente in Dio. Solo così la mente tornerà presto al suo fervore e potrà liberarsi da questa non ragionevole dissipazione
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